I materiali polimerici sono materiali di sintesi che, a partire dal secolo scorso, hanno largamente cambiato il nostro modo di vivere e senza i quali oggi il mondo non sarebbe così come lo conosciamo. L'industria, infatti, usa polimeri per realizzare materie plastiche e gomme sintetiche, ma anche per produrre fibre, adesivi e colle, vernici e pitture. La sezione Materiali polimerici si compone di tre aree, dedicate rispettivamente alla gomma, alle materie plastiche e alle sostanze adesive. Vengono analizzati la storia e l'evoluzione tecnologica di ogni materiale, le loro proprietà chimiche, fisiche e tecnologiche, le tecniche di lavorazione, il fascino e l'impatto che le applicazioni del materiale hanno sulla vita quotidiana, la possibilità di riciclare i prodotti realizzati.
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I compositi sono materiali costituiti da due o più materiali semplici e chimicamente differenti, come polimeri, metalli o ceramiche. La loro caratteristica principale è quella di possedere proprietà molto diverse rispetto a quelle dei materiali che li compongono.
Anche se ne esistono alcuni in natura, come il legno o le ossa, i materiali compositi sono generalmente creati ad hoc dall’uomo. Uno dei più antichi è la carta, il più utilizzato è il cemento
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Con la parola metallo si intendono sia i metalli puri come oro o rame, che le leghe, materiali composti da due o più elementi di cui almeno uno è un metallo, come acciaio e ghisa.
I metalli vengono utilizzati sin dall’antichità e hanno segnato il passaggio verso la civilizzazione in epoche remote dai nomi significativi: età del rame, del bronzo, del ferro.
I materiali metallici sono centinaia, ognuno con caratteristiche particolari. Tutti, però, sono rigidi e resistenti alle deformazioni, e ottimi conduttori di calore ed elettricità. Sono materiali naturali che, generalmente, si trovano all’interno di minerali. Lavorati possono essere trasformati in una miriade di oggetti. Arrivati a fine vita possono essere riciclati infinite volte senza perdere le loro caratteristiche originali, se non addirittura migliorandole.
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Ogni giorno nuovi prodotti vengono ideati, realizzati e trasportati verso i luoghi dove verranno utilizzati. Quando viene il momento di liberarsene, è solo la loro funzione a essersi esaurita: le risorse di cui sono fatti si trasformano in un processo di scambio con l’ambiente. È dall’ambiente, infatti, che provengono le materie prime e l’energia che li compongono, ed è lì che ogni cosa ritorna sotto forma di rifiuti ed emissioni. Un rapporto più consapevole con i prodotti inizia dalla conoscenza del loro ciclo di vita e del loro impatto ambientale, economico e sociale. In questa sezione interattiva, a partire dalla fase di progettazione, si esplorano le quattro fasi che compongono il ciclo di vita di un prodotto: produzione, distribuzione, uso e dismissione.
Torna sùLa sezione, realizzata nell’ambito dell'Anno Internazionale della Chimica, invita a percorrere il flusso di trasformazioni chimiche che va dalle materie prime ai prodotti quotidiani e a scoprire la miriade di sostanze che compongono ciò che ci circonda. Dall’aria possiamo ottenere il pane? Dal petrolio un profumo? Dal sale marino le carte di credito? Creatività delle molecole, processi, reazioni, sicurezza, salute e ambiente, tante sono le parole chiave di questo nuovo mondo. Obiettivo della Sezione è situare l’industria chimica di base nel mondo di oggi, evidenziandone gli aspetti tecnico-scientifici e il rapporto con le abitudini individuali e sociali.
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La collezione ripercorre la storia del volo, dall'età pionieristica agli aerei a reazione. Nel Padiglione Aeronavale sono esposti undici velivoli. Tra questi: il primo caccia italiano Macchi Nieuport Ni10 (1915) e il Macchi 205V perfettamente restaurato con livrea originale degli anni '40. Tra i motori sono esposti l'Anzani tre cilindri a ventaglio (1909) e i più diffusi motori stellari. All'esterno si trova un aereo a reazione del secondo dopoguerra: il G91R (1957), famoso velivolo da caccia e attacco al suolo adatto per ricognizioni fotografiche.
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La collezione è esposta in un padiglione metallico proveniente dalla Fiera di Milano e destinato inizialmente ad accogliere la collezione del Volo. Nel 1967 divenne il Padiglione Ferroviario a cui venne aggiunta la ricostruzione della facciata di una stazione di fine '800. L'esposizione presenta cento anni di evoluzione del trasporto su rotaia a partire dalla seconda metà dell'800. Nel Padiglione Ferroviario sono esposti alcuni mezzi della storia del trasporto pubblico lombardo: un tram a cavalli (1885), il mitico Gamba de Legn (1909) che collegava Milano con Trezzo d'Adda e uno dei primi convogli delle Ferrovie Nord Milano. Sono inoltre presenti diverse motrici a vapore prodotte in Italia tra la fine dell'800 e la metà degli anni '30, tra cui la locomotiva a vapore con tender 691-022 (1914) e una serie di motrici elettriche in funzione fino agli anni '60.
Torna sùLa sezione presenta il tema della navigazione e riunisce i cimeli del Museo con quelli del Civico Museo Navale Didattico del Comune di Milano. La collezione invita a scoprire alcuni tra i più suggestivi oggetti storici del Museo: il brigantino goletta Ebe (1921) e il ponte di comando del transatlantico Conte Biancamano (1925). La prua della nave Stella Polare racconta le prime spedizioni al Polo Nord. Alcuni mezzi d'assalto utilizzati durante le guerre mondiali, tra cui il maiale (siluro a lenta corsa), mostrano il coraggio degli uomini di mare. La storia delle grandi battaglie è raccontata dai modelli di velieri, famosi per le loro imprese. Il Padiglione Aeronavale raccoglie anche una collezione di polene, oggetti e libri di argomento navale donati dall'editore milanese Ugo Mursia.
Torna sùCome potevano 30 sommergibilisti vivere per settimane in fondo al mare? Che cosa facevano? Qual è stato il ruolo di questo sottomarino nel periodo della Guerra Fredda? Varato nel 1967, il sottomarino Enrico Toti è stato il primo che la cantieristica italiana ha potuto costruire dopo la Seconda Guerra Mondiale. In trent'anni di servizio nel Mar Mediterraneo, ha percorso 137.000 miglia. Durante la visita guidata a bordo, tra la sala motori, i sonar e il periscopio, si rivivono le emozioni che i marinai provavano durante le lunghe navigazioni.
Torna sùLa collezione del Dipartimento è dislocata, per ragioni dimensionali e funzionali, dall'ingresso del Museo agli spazi esterni. Comprende infatti interi impianti, storici e moderni, come la centrale termoelettrica Regina Margherita del 1895 e un campo fotovoltaico da 3 kW collegato alla rete. La sala situata al livello -1 dell'Edificio Monumentale ha il compito di offrire uno sguardo d'insieme sulle fonti energetiche e sui dispositivi correlati. L'esposizione, in progressivo aggiornamento, presenta diverse aree. La prima allestita è dedicata al petrolio e alla sua industria. Le altre, "in itinere", riguardano il gas, le rinnovabili (in particolare i settori idrico, solare ed eolico), il carbone e il suo legame storico con il vapore, il nucleare. Al centro della sala, importanti oggetti offrono scorci sulla storia energetica italiana. Vengono inoltre proposti materiali audiovisivi su temi collegati all'esposizione.
Torna sùLa collezione del Dipartimento è dislocata, per ragioni dimensionali e funzionali, dall'ingresso del Museo agli spazi esterni. Comprende infatti interi impianti, storici e moderni, come la centrale termoelettrica Regina Margherita del 1895 o un campo fotovoltaico. La sala situata al livello -1 dell'Edificio Monumentale vuole offrire uno sguardo d'insieme sul sistema energetico e sull’evoluzione che esso subisce, sia attraverso decisioni imposte dall’alto tramite la normativa sia tramite le scelte del singolo cittadino. Una volta introdotti gli attori del sistema energetico – fonti, reti e consumatori - l'esposizione analizza alcuni dei cambiamenti che l’evoluzione del sistema energetico porta con sé, a partire da quelli più vicini al visitatore per arrivare a quelli più generali. Particolare attenzione viene riservata infine alle previsioni energetiche per gli anni a venire e alle questioni che ancora rimangono aperte circa lo sviluppo del sistema energetico.
Torna sùLa sezione presenta la storia degli strumenti per comunicare a distanza dai pali ottici di fine '700 alle fibre ottiche. La nuova esposizione si apre con un'area dedicata alla storia del telegrafo. Nella stessa sala, in un percorso parallelo, viene analizzato il passato e il presente del telefono. Queste due aree sono impreziosite dalla presenza di alcuni rari cimeli come il Pantelegrafo Caselli e i telefoni di Meucci. Viene poi analizzato il concetto di rete, struttura fondamentale per collegare molti utenti. Attraverso gli apparati originali con cui Marconi ha iniziato gli esperimenti di radiotelegrafia, si approfondisce il tema della ricezione radio. Piccoli impianti amatoriali, impianti pubblici di Stato e lo studio di un'emittente radio privata presentano il tema della trasmissione radio. La sezione si completa con l'area dedicata all'evoluzione della tecnologie televisive. Alcune ricostruzioni fedeli dei luoghi storici di produzione e ricezione televisiva conducono fino alla Piazza della Comunicazione - Piazza Telecom Italia, luogo dove tutti i media convergono e danno vita al moderno e rivoluzionario mondo digitale dell'ICT (Information and Communication Technology).
Torna sùDue grandi oggetti di forte impatto aprono l’area, i globi celeste e terrestre di Moroncelli risalenti al XVII secolo, che presentano al visitatore i protagonisti dell’esposizione oltre all’Uomo: lo Spazio e la Terra. Entrambi gli oggetti sono animati da un’installazione video di immagini scenografiche e contemporaneeche mostrano lo Spazio (in prossimità del Globo celeste) e la Terra vista dallo Spazio (in prossimità del Globo terrestre). La commistione tra la storicità degli oggetti esposti e l’attualità delle immagini in movimento rende evidente il dialogo, che permea tutta l’esposizione, tra passato, presente e futuro. Alle spalle dei globi, il Pendolo di Foucault, riproduzione storica affiancata da un’animazione digitale dell’esperimento con cui si dimostrò la rotazione della Terra su sé stessa, racconta che la Terra è parte di un sistema più ampio che necessita di essere osservato e compreso.
Torna sùLa collezione di modelli storici leonardeschi del Museo nasce per celebrare il quinto centenario della nascita di Leonardo. Un gruppo di esperti viene incaricato di studiare i manoscritti vinciani per realizzare i modelli che sono esposti per la prima volta nel 1953. I disegni leonardeschi non sono solo progetti per macchine da costruire ma anche rilievi di opere già esistenti, proposte di miglioramento o studi sulla natura. I modelli esposti sono frutto di un'interpretazione che ha tradotto e completato i suoi disegni. All'allestimento storico della Galleria Leonardo, dove l'esposizione dei modelli è arricchita da una serie di disegni sui suoi molteplici campi di interesse, si affianca una mostra che approfondisce in particolare gli anni milanesi.
Torna sùLa collezione presenta una produzione di oggetti preziosi a partire da pietre, gemme e metalli. Manufatti realizzati in oro, avorio e giada raccontano la valenza di questi materiali, simboli del potere economico, religioso e sociale. Le creazioni dell'orafo Ravasco aprono il percorso dedicato alla realizzazione del gioiello. Un laboratorio di oreficeria illustra tutte le fasi di lavorazione.
Torna sùLa collezione presenta una produzione di oggetti preziosi a partire da pietre, gemme e metalli. Manufatti realizzati in oro, avorio e giada raccontano la valenza di questi materiali, simboli del potere economico, religioso e sociale. Le creazioni dell'orafo Ravasco aprono il percorso dedicato alla realizzazione del gioiello. Un laboratorio di oreficeria illustra tutte le fasi di lavorazione.
Torna sùLa collezione presenta strumenti realizzati tra il XVII e il XX secolo. È stata donata in gran parte da Emma Vecla, cantante di inizio '900. è costituita da strumenti ad arco quali violini, viole, viole d'amore e violoncelli. Sono inoltre presenti strumenti a corde pizzicate e percosse: chitarre, ghironde e pianoforti. Parte dell'esposizione è dedicata ai fiati: flauti, clarinetti, oboe e corni inglesi. Di grande pregio un pianoforte Erard (1830 circa), un'arpa Erard (1835) e un organo positivo (1826) di Giosuè Agati. Attraverso la ricostruzione di un laboratorio di liuteria del XVII secolo si ripercorrono le fasi di lavorazione artigianale per realizzare un violino.
Torna sùHai mai toccato un atomo? Sai di essere nano? Sei mai andato alla ricerca del nano-mondo? Questo è un vero laboratorio di ricerca sulle nanotecnologie aperto a tutti. È un'area per capire se e come le nanotecnologie cambieranno la nostra vita e per interrogarsi insieme sui loro rischi e benefici. Qui i ricercatori del CIMAINA dell'Università degli Studi di Milano stanno studiando le proprietà dei materiali nanostrutturati. Puoi spiarli in azione, confrontarti e parlare con loro. Un vero e proprio laboratorio in cui puoi seguire i ricercatori all'opera e scoprire il mondo delle nanotecnologie grazie a nano prodotti, exhibit interattivi, installazioni audiovisive e attività educative.
Torna sùLa basilica di Sant’Ambrogio è una delle più antiche chiese di Milano e si trova in Piazza Sant’Ambrogio. Essa rappresenta ad oggi non solo un monumento dell’epoca paleocristiana e medioevale, ma anche un unto fondamentale della storia milanese e della chiesa ambrosiana. E’ tradizionalmente considerata la seconda chiesa per importanza della città di Milano.
«Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
Per que’ pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti-tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant’Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.»
(Sant’Ambrogio di Giuseppe Giusti)
Edificata tra il 379 e il 386 per volere del vescovo di Milano Ambrogio, fu costruita in una zona in cui erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane.
Il materiale di costruzione è povero (principalmente mattoni di diversi colori, pietra e intonaco bianco) e la provenienza è locale: con esso si costruiscono anche gli edifici che costellano la campagna dei dintorni.
Al ciborio, di epoca ottoniana, vennero aggiunti quattro fastigi con timpano, decorati con stucchi nel X secolo ed ancora eccellentemente conservati. Sotto il ciborio venne collocato l'Altare di Sant'Ambrogio, capolavoro dell'oreficeria carolingia, in oro, argento, dorato, pietre preziose e smalti, quale vistoso segnale della presenza delle reliquie dei santi, collocate al di sotto dell'altare stesso e visibili da una finestrella sul lato posteriore.
Pur legata alla tradizione della basilica del IV secolo su cui è stata costruita, Sant'Ambrogio è l'espressione di un intenso rinnovamento architettonico, soprattutto nella concezione dell'illuminazione e dello spazio.
La facciata, a capanna è larga e schiacciata, tipica anche dei casali di campagna. Presenta due logge sovrapposte. Quella inferiore ha tre arcate uguali e si ricongiunge con il perimetro interno del portico, pur avendo questo arcate leggermente più alte, ma in maniera visibile, mentre quella superiore ha cinque arcate che scalano in altezza assecondando il profilo degli spioventi. Presenta anche degli archetti pensili, cioè file di piccoli archi a tutto sesto che "ricamano" la cornice marcapiano e gli spioventi.
Vi sono presenti eleganti arcate sostenute da pilastri fiancheggiati da semicolonne. Tutte le membrature del portico sono ben evidenziate, anche coloristicamente. Le arcate hanno doppia ghiera, le cornici sono sorrette da archetti pensili analoghi a quelli della facciata, mentre sottili lesene si profilano sulle superfici superiori, dividendole con regolarità.
Nella decorazione dei capitelli sono combinati elementi pre-romanici (come i motivi a intreccio) a soggetti più originali come rappresentazioni di animali o elementi vegetali, con un accentuato senso del volume.
L'attuale cripta, ipogea rispetto all'altare maggiore, venne costruita nella seconda metà del X secolo, durante i lavori di risistemazione dell'area absidale della basilica per meglio accogliere le spoglie dei santi che qui ancora oggi sono venerati: Ambrogio, Gervaso e Protaso.
Sul pavimento della cripta si trova anche una lapide che ricorda il luogo ove originariamente si trovava sepolta santa Marcellina, sorella di Ambrogio le cui spoglie riconosciute dal cardinale Odescalchi nel 1722, vennero traslate in una cappella della navata destra appositamente dedicata.